VIAGGIO DI FORMAZIONE A BERLINO – ECCO COME E’ ANDATA

VIAGGIO DI FORMAZIONE A BERLINO  – ECCO COME E’ ANDATA!

BERLINO NAZISTA

Esploriamo Berlino nel tempo e nello spazio, a partire dagli anni ’30, con l’ascesa al potere di Hitler. A guidarci nella lettura della complessità architettonica berlinese è Tommaso Speccher, insegnante di filosofia, storia e letteratura e guida ufficiale di importanti istituzioni come il Jüdisches Museum, la Haus der Wannsee-Konferenz Gedenk- und Bildungsstätte, la Topographie des Terrors. Ci addentriamo nel tessuto della città attraverso i principali luoghi della storia e della memoria, a partire dal Parlamento, già Reichstag. Luogo fondamentale delle vicende storiche che si sono susseguite nel corso del tempo, è stato risemantizzato con diverse opere di arte contemporanea con l’obbiettivo di far riflettere sui nodi più controversi del passato germanico. I parlamentari – e chiunque visiti il nuovo Parlamentsviertel, come noi – sono così quotidianamente stimolati a un dialogo con il passato, che contiene frasi importanti nell’architettura stessa del luogo. Arte moderna e contemporanea sorgono nella topografia berlinese per riportare in vita la libertà di pensiero ed espressione e per colmare e rivendicare la cancellazione degli artisti operata durante il nazionalsocialismo. Così la Erinnerungskultur diventa Erinnerungskampf, in un monito costante e spesso scomodo.

La nostra giornata prosegue con le visite al Memoriale alle vittime Sinti e Rom del Nazionalsocialismo e al Memoriale dell’Olocausto . Quest’ultimo, poco lontano dalla Porta di Brandeburgo, domina il quartiere Mitte, nel centro della città. Ancora una volta l’arte assume un ruolo importante e imponente: 2711 blocchi di cemento di varie altezze formano un labirinto su un terreno scosceso. Un Memoriale che ospita un Centro di documentazione sotterraneo, ma che in superficie è scomodo e difficile da attraversare, da cui siamo usciti disorientati, come era nelle intenzioni di chi lo ha progettato.

Seconda tappa è la Haus der Wannsee-Konferenz Gedenk- und Bildungsstätte . Situata a sud di Berlino in riva al lago, circondata da un giardino idilliaco, è in realtà il luogo dove il 20 gennaio 1942 quindici fra i personaggi di alto spicco del regime definirono la c.d. soluzione finale della questione ebraica, che si realizzò tramite le deportazioni di massa, i lavori forzati che avrebbero dovuto portare alla “diminuzione naturale” degli ebrei in Europa e lo sterminio industriale di circa 6 milioni di ebrei. Un agghiacciante esempio della lucida burocratizzazione del genocidio.

Ultima tappa della giornata, la Topographie des Terrors , impianto museale costruito dove tra il 1933 e il 1945 avevano sede, le istituzioni principali dell’apparato di repressivo, persecutorio e di terrore nazionalsocialista: la Gestapo (con una propria prigione), il comando delle SS, il Servizio di Sicurezza (SD) e l’ufficio principale della Sicurezza del Reich (RSHA). Il museo raccoglie e illustra oggi tutti gli organi principali del controllo repressivo-persecutorio e della creazione del terrore e le sue vittime.

BERLINO EBRAICA

Sempre scortati da Tommaso Speccher, il secondo giorno attraversiamo la Berlino guglielmina e la Berlino degli anni ’20. A partire da Alexanderplatz, passando per l’Isola dei Musei e per la Babelplatz teatro del rogo nazista dei libri, e infine per il più recente Humboldt Forum , tutto ci riporta all’impronta decisiva della cultura prussiana e di una Berlino animata da intellettuali, scienziati, ebrei e mercanti.

Nel pomeriggio visitiamo il Jüdisches Museum , a cui si accede solo entrando prima nel Berlin-Museum, a dimostrazione, anche simbolica, di quanto la storia ebraica sia strettamente legata a quella della città. La strepitosa opera dell’architetto Daniel Libeskind ci porta sulle tre assi della vita ebraica: l’asse della continuità, che porta alla cronologia storica e culturale della comunità; l’asse dell’esilio, che conduce al Giardino dell’esilio, un luogo difficile da percorrere, che rende perfettamente il senso di straniamento tipico degli esiliati; l’asse dell’olocausto, che termina con la Torre dell’olocausto, il voided void, un vuoto svuotato: vuota e buia, attutisce i rumori provenienti dall’esterno grazie alla pesante porta che ci si lascia alle spalle una volta entrati. Un’esperienza forte che ci ha permesso di percorrere una storia lunga, faticosa e impervia come è stata quella degli ebrei.

BERLINO DIVISA

Il tracciato del Berliner Mauer che fino a trent’anni fa divideva la città lo abbiamo seguito con Gianluca Falanga, studioso di storia contemporanea esperto in storia dei Paesi dell’Est. Di quei 155 chilometri che dall’agosto 1961 al novembre 1989 hanno separato la DDR (Germania Est) dalla BRD (Germania Ovest) oggi è rimasto solo qualche stralcio, come se i berlinesi volessero cancellare questa storia. I 130 metri della East Side Gallery, dipinti dopo la caduta del muro da artisti internazionali, sono il simbolo di ciò che i cittadini hanno deciso di conservare, e ancora curano, di questo periodo storico: un’esortazione alla pace e alla libertà. All’epoca scenario di diversi tentativi di fuga, è la Bernauer Straße,  con il suo memoriale, a ripercorrere oggi la storia del Muro. Numerosi e drammatici i racconti di quanti hanno voluto o tentato di attraversarlo, di eludere un sistema di controllo a maglie strette e violente come quello della DDR.

Proprio per approfondire questo macchinario di controllo socio-politico della Germania dell’Est, ci siamo recati al Stasi Museum  . Al centro di quello che fu il Ministero della Sicurezza dello Stato, l’edificio mantiene – nell’arredo e nell’esposizione – le tracce di quelle che furono le attività e gli strumenti di spionaggio e intercettazione della Stasi. Le azioni di controllo avevano come obbiettivo quello di intercettare e depotenziare gli oppositori del sistema. Per questo motivo in molti, considerati nemici politici, sono stati prigionieri del centro di detenzione preventiva di Hohenschönhausen, operativo dal 1951. Tra questi anche Mischa Naue, un testimone diretto, che ci ha raccontato la sua storia accompagnandoci all’interno della prigione, oggi divenuta memoriale. Quello che più ci ha impressionato, nel sentire la sua testimonianza, è stata la brutalità della violenza psicologica usata nei confronti dei detenuti (torturati anche fisicamente) e delle loro famiglie.

IL RITORNO

Ci rimane di Berlino la sua complessità architettonica, la sovrapposizione dei suoi strati storici, il concetto di “Mauer im Kopf” che ancora si percepisce aggirandosi per la città. Architettura, storia e memoria instaurano nel tessuto urbano un rapporto di conflitto, discussione e complessità che si gioca sulla distruzione e sulla ricostruzione dei luoghi e dei loro significati. La capitale germanica conserva in sé grandissima parte della storia del Novecento europeo, nel bene e nel male.

di Ana Andros


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