Entrare nella sontuosa villa che ospita l’Accademia di Studi Italo-Tedeschi non è un’esperienza che facciamo tutti i giorni: con la stessa deferenza saliamo le scale e ci dirigiamo verso Verena e Federica. Con due interlocutori, la nostra conversazione sarà più interessante e ricca.
Partiamo facendo chiarezza sulle lingue madre: da una parte c’è l’italiano, dall’altra il tedesco, mentre le altre lingue parlate sono l’inglese, il francese e lo spagnolo, anche se solo in parte. Queste lingue sono state apprese per lo più a scuola o nel corso di esperienze all’estero e vengono usate spesso nella vita di tutti i giorni, sia a lavoro che a casa.
Avendo l’opportunità di scoprire l’Accademia, chiediamo subito quale sia l’obiettivo di un’istituzione come questa, e soprattutto se sia ancora attuale, radicata e sentita. L’Accademia di Studi Italo-Tedeschi nasce dopo la Seconda Guerra Mondiale con lo scopo di far dialogare i due mondi linguistici e culturali presenti sul territorio, quello italiano e quello tedesco. All’inizio, quindi, venivano offerti corsi di lingua tedesca per italiani e viceversa. Nel corso del tempo, però, l’organizzazione dei corsi di lingua è andata scemando, così come altre iniziative che si sono susseguite durante gli anni. Al momento, l’Accademia si dedica principalmente all’organizzazione di convegni che approfondiscono gli aspetti letterari, storici e filosofici delle due culture. Inoltre, con la creazione della piattaforma EUPHUR sui diritti umani, che riunisce gli atenei di Trento, Bolzano e Innsbruck, i seminari dell’Accademia sono dedicati anche a questa tematica e a tutto ciò che ci ruota attorno, come, ad esempio, la sostenibilità.
Rimaniamo affascinati dalla quantità di attività offerte dall’associazione culturale: all’interno della villa vengono ospitate mostre, vengono accolti e coinvolti – in diversi progetti – anche i bambini dell’asilo. La villa, ci spiegano Verena e Federica, è aperta a tutta la popolazione e alle altre associazioni locali. Ci siamo chiesti quanto queste attività siano legate al multiculturalismo e quanto siano pensate per l’Alto Adige. E abbiamo ricevuto una risposta molto chiara e molto forte.
