Entrare nella chiesa russa ortodossa più antica d’Italia toglie il fiato. La chiesa, dedicata a San Nicola, è stata costruita nel 1897. Durante l’impero austroungarico erano molti i russi a recarsi a Merano per sottoporsi a cure contro la tubercolosi e in generale per godere dell’ottimo clima, e sentivano la mancanza di un luogo in cui rifugiarsi a pregare.
Questo affascinante luogo di culto, riccamente affrescato con le icone dei santi e con decorazioni d’oro, raccoglie la comunità ortodossa del territorio. Si tratta di una comunità multinazionale: i fedeli sono infatti russi, macedoni, serbi, ucraini, bielorussi, georgiani, moldavi. Tra le trenta e le quaranta persone sono presenti alla liturgia settimanale, mentre in occasione delle grandi festività, come la Pasqua, si raggruppano anche oltre duecento persone.
La messa viene celebrata nella lingua slava antica, da sempre lingua di culto per le popolazioni slave, mentre la lettura del nuovo testamento può avvenire in slavo antico, russo o serbo. Il pope, Sergej, ci mostra i testi sacri nelle tre lingue, sottolineando come almeno nella Chiesa non ci siano problemi linguistici. Se la lingua della liturgia è lo slavo antico o il russo, quella della convivialità dopo la messa è la lingua madre di ciascuno dei fedeli, che si fermano in Chiesa per mangiare e passare un po’ di tempo insieme.
Recarsi in Chiesa, sentire la celebrazione del rito nella propria lingua madre, è anche un modo per mantenere un legame con la propria patria. La Chiesa di San Nicola è però uno scrigno sempre aperto alla città e tutelato dalle istituzioni: chiunque voglia può scoprire questo luogo affascinante.

Sergej