Ci accoglie così Joachim Innerhofer, direttore del Museo Ebraico alla Sinagoga di Merano.
Nato a Merano, dopo gli studi in storia e filosofia a Innsbruck e una carriera da giornalista, ha deciso di dedicarsi alla Sinagoga, in cui opera da una quindicina d’anni. È una persona gentile e disponibile, che risponde alle nostre curiosità sulla cultura e sulla religione ebraica.
“La religione ebraica è uno stile di vita”.
La Sinagoga è un luogo vivo e molto frequentato, oltre che dalla comunità ebraica e meranese, anche dai turisti, specialmente tedeschi, e dalle scolaresche che, per curiosità e necessità di approfondimento, si avvicinano al luogo di culto.
“La funzione religiosa viene svolta in ebraico”, ci spiega, parlando di lingue, e prosegue “prima, per la preghiera, gli ebrei si riunivano in grandi sale. Dal 1900, poi, ed è stata creata la Sinagoga.”
Merano, secondo Joachim, è una città aperta a culture e lingue diverse. Del suo racconto ci colpisce la tranquillità dello stile di vita ebraico.

“La confessione, per la fede ebraica, non esiste. Esiste però lo Jom Kippur – letteralmente il ‘giorno del digiuno’ – che è la festa più importante, e più dura. Si digiuna, non si beve né si mangia, e non si possono portare scarpe di cuoio o di pelle; perché anche l’animale ha un anima ed è un essere vivente, e bisogna portargli rispetto. Portare scarpe di cuoio o di pelle significherebbe pestarlo. La giornata dello Jom Kippur si passa in Sinagoga, a pregare e chiedere perdono.”
Joachim