United in Diversity: Arci all’EU-Balkan Forum
EU-Balkan Youth Forum
Dal 22 al 26 novembre 2021 si è svolto a Roma l’EU-Balkan Youth Forum. L’evento dedicato ai giovani dei paesi dell’Unione Europea e dei Balcani Occidentali per discutere insieme proposte per il futuro dell’Europa e l’integrazione dei Balcani nell’UE.
Il Forum ha coinvolto 78 studenti provenienti da tutti i 27 paesi membri dell’Unione europea e dai 6 paesi dei Balcani occidentali, 10 mentori e svariate personalità politiche da tutta Europa, per raccogliere nuovi spunti e tracciare un percorso per l’azione futura.
Arci Bolzano al Forum
Il nostro gruppo ha scelto, a differenza degli altri, di avere due portavoce anziché uno: un ragazzo proveniente dalla Serbia e una ragazza originaria della Bosnia Erzegovina. Insieme sul palco rappresentavano la necessità di una riconciliazione nella regione per costruire un comune futuro europeo.
Come Arci Bolzano-Bozen Andrea Rizza Goldstein è stato coinvolto nel coordinamento del gruppo di lavoro “United In Diversity, Beyond Past Wars, Working Group N. 2“.
Siamo partiti dal chiederci come si possa costruire una memoria condivisa del passato ed incentivare la comprensione reciproca tra i popoli e i paesi.
Abbiamo quindi lavorato sui concetti di identità e riconciliazione.
Il risultato delle nostre riflessioni è sintetizzato in un paper che è stato letto, al termine del Forum, alla Vice Presidente della Commissione Europea, Dubravka Šuica e al Ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio.
How to build a shared memory of the past and facilitate cooperation among peoples and countries?
Premessa. La multiforme natura del processo di riconciliazione: quali sono i principali problemi?
Nelle società dei Balcani occidentali c’è ancora un enorme bisogno di affrontare il processo di riconciliazione.
Negli ultimi 25 anni si è resa evidente la mancanza di un reale impegno dei Governi e dei politici, ad ogni livello, nel sostenere e promuovere il processo di riconciliazione multilaterale. Ciò si riflette ad esempio sui sistemi educativi: in molti Paesi dei Balcani occidentali sono stati infatti stati modellati su narrazioni mono-nazionali basate sul concetto di vittima contro carnefice.
Questa pratica, consolidata da tempo, ha creato un ambiente sfavorevole all’espressione di un dialogo critico e alla discussione di prospettive condivise o diverse, quando ci si confronta con le narrazioni storiche che comprendano i conflitti degli anni Novanta.
A causa della mancanza di una cornice comune entro la quale avviare una discussione costruttiva sulle conseguenze del conflitto, le narrazioni conflittuali e antagoniste spesso ostacolano il dialogo pubblico che limita la capacità individuale e collettiva di far avanzare il processo di riconciliazione.
Senza questo quadro e in una situazione di capacità e abilità indefinite – sia degli Stati che delle organizzazioni della società civile – di affrontare il processo di riconciliazione, il risultato è spesso una mancanza di titolarità, di coinvolgimento e impegno di tutti gli attori nella riconciliazione delle società postbelliche. Un’altra conseguenza problematica è che i giovani dei Balcani occidentali sono cresciuti in ambienti mononazionali o in ambienti affetti da pregiudizi nei confronti degli “altri”.
Le nostre proposte e le nostre idee
• La reale volontà, impegno e destinazione di fondi e risorse dei Governi per lavorare sulla riconciliazione. Il livello politico-governativo deve essere coinvolto nei processi di riconciliazione;
• Sostenere e promuovere l’approccio “Stop blaming the others” su questioni sensibili e creare le condizioni per chiedere scusa per i crimini di guerra commessi. Le nuove generazioni dovrebbero avere la possibilità di dire: “Not in my name” senza essere considerate “traditrici” del proprio gruppo nazionale, e devono avere la possibilità di dispiacersi per ciò che hanno subito gli “altri” durante le guerre degli anni Novanta;
• Ricostruire la fiducia e il senso di sicurezza (Trust- and Confidence-building). Spesso si dimenticano le conseguenze traumatiche a lungo termine – individuali e collettive. Non è così facile ricostruire fiducia e il senso di sicurezza. Potrebbe essere interessante trovare un modo per dare spazio pubblico alla “storia degli altri”: non significa che devi modificare la narrativa del tuo gruppo, ma nel momento in cui ascolti la “storia degli altri” non puoi più dire che quest’altra narrativa non esista. E questo potrebbe essere il primo passo verso un dialogo pubblico su questioni delicate riguardanti le guerre degli anni Novanta;
• Riconoscere ufficialmente la Gioventù come organismo socio-politico e coinvolgere concretamente i giovani nelle decisioni riguardanti il loro futuro, perché sono proprio loro che portano il peso di un passato in cui non hanno avuto un ruolo e raramente sono coinvolti in processi decisionali concreti riguardanti il loro futuro;
• Rafforzare la partecipazione dei giovani nel processo di pace e potenziare la formazione dei futuri giovani leader sul processo e sui valori della riconciliazione;
• Si dovrebbe mirare a istituire programmi di studi sui Balcani, completi a tutti i livelli dell’istruzione superiore. Qui, la capacità accademica di ricercatori e accademici balcanici in collaborazione con i loro pari europei sarà incanalata verso l’analisi di concetti e aspetti dei conflitti e delle situazioni nelle società postbelliche nei Balcani. I risultati di quanto sopra dovrebbero essere utilizzati per creare programmi, politiche e raccomandazioni per i curricula scolastici di tutti i livelli di istruzione nella cornice dei diritti umani e degli sforzi per la riconciliazione. Ciò può essere ottenuto da commissione/i intragovernativa/e indipendente/i con il compito di creare queste politiche e raccomandazioni;
• Per avere un ruolo cruciale nel processo di riconciliazione, per costruire legami di fiducia ed essere un fattore di cambiamento positivo nel cammino verso la riconciliazione, i giovani cittadini del WB6 hanno bisogno dell’opportunità di condividere le loro esperienze, pensieri e prospettive con altri giovani cittadini provenienti dall’Unione Europea, come apprendimento reciproco. Programmi di scambio dedicati dovrebbero essere sviluppati per espandere questo dialogo europeo sulla riconciliazione e affrontare il passato. Questi programmi dovrebbero comprendere visite di studio e lavoro sulla memoria. È importante sensibilizzare i giovani sul ruolo chiave che svolgono nella società;
• Non solo scambi, ma programmi ragionati di attività ad alto valore aggiunto per aumentare la consapevolezza e fornire gli elementi per costruire una narrativa nuova/diversa sul passato e una nuova narrativa positiva per il futuro comune. Forse è ora di cambiare paradigma e passare da tutto il “discorso sulla diversità”, la “sensibilizzazione alla diversità” – perché abbiamo capito che la diversità è un valore – e iniziare a investire energie per potenziare ciò che abbiamo in comune: la diversità è un valore, ed è lo “stato naturale” delle cose, quindi è il momento di potenziare i valori socio-culturali e civili che abbiamo in comune.
Questo paper è il risultato del lavoro dei membri del gruppo 2: Asya, Matija, Maria, Selina, Daria-Lora, Thomas, Nikola, Marius, Piotr, Gemma, Aleksandra, Bleona, Nicole, Beatrice, Petar e Miodrag;
E dei mentori: Andrea, Ivana e Alessia.
Qui Nicola Minasi, coordinatore del Forum, presenta i risultati.